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Centro storico di Tresigallo
Sotto la spinta del ministro Edmondo Rossoni, nativo del paese, Tresigallo fu completamente rifondato negli anni ‘30, secondo i dettami della nascente architettura razionalista italiana.
Al contrario degli altri grandi centri urbani sorti durante le bonifche fasciste, per Tresigallo non fu indetto un piano regolatore, e nemmeno un concorso nazionale per la sua progettazione, ma anzi, l’intero paese è il risultato dell’insieme delle singole esperienze dei vari progettisti. Nonostante ciò, il risultato è armonico e compatto, di qualità spesso modesta ma non banale, da l’impressione di essere pensato e studiato a tavolino nel suo risultato finale. Ciò forse è dovuto alla costante presenza del ministro Rossoni durante la riedificazione della città, che può aver dato costanti indicazioni su dove e come edificare, lui che conosceva bene il territorio.
Elemento caratteristico di Tresigallo, e che le rende unica nel contesto delle città fasciste sorte durante le bonifiche, è la compresenza e armonizzazione di alcuni edifici preesistenti all’interno del paese nuovo. Se gli edifici esistenti erano funzionali alla visione unitaria prospettico-percettivo finale, essi venivano mantenuti, altrimenti venivano abbattuti. Ne è un esempio l’antico asilo parrocchiale a cui fu aggiunto un portale istoriato che altera il prospetto originale, al contrario della chiesa che subì interventi più estesi.
In ogni caso, la città fu pensata come un ambiente chiuso, con vie e viale chiusi alla vista da quinte architettoniche che tagliano la campagna circostante, creando la sensazione, nell’immobilismo dell’architettura, dell’aprirsi di infinite e misteriose vie. Per questa sensazione forte la città è stata definita come metafisica.





